giovedì 25 settembre 2008

Difendiamo Federico Aldrovandi - Una violenza gratuita da parte della polizia di Ferrara

Federico Aldrovandi e' mancato all'affetto dei suoi cari 3 anni fa.
Oggi e' l'anniversario della sua morte e questa data vedra' a breve una fiaccolata in sua memoria nella citta' di Ferrara dove risiedeva ed e' stato barbaramente ucciso.
Federico e' stato picchiato a sangue dalla polizia di Ferrara.
Hanno cercato in tutti i modi di far risultare i fatti diversi, di far risultare che Federico aveva bevuto e si era drogato e che aveva ferite perche', in preda a delirio di droghe ed alcolici, si e' ucciso da solo.
Nel blog che la madre di Federico ha aperto, si vedono le foto di questo giovane ragazzo, martoriato da una brutale violenza che e' palese che
non possa essere stata autoinferta.
Si parla molto poco della cosa piu' tragica e dolorosa e che e' stata riscontrata dall'autopsia.
Lo schiacciamento dello scroto.
Sicuramente dovuto ad accanimento nelle sue parti intime.
Vi lascio il link al blog della madre, dove troverete delle foto pesanti e che se, non avete lo stomaco forte, sconsiglio di vedere.
Ma se volete visitarlo, io dico solo che ammiro una madre che ha pubblicato le foto di suo figlio cosi' martoriato ed umiliato.
Una madre che stamattina ho sentito su Radio Popolare e che si e' messa a piangere parlando del suo bimbo.
Perche' per qualsiasi mamma il proprio figlio e' sempre un bimbo.
E quando si subisce un torto simile, quando si perde un figlio senza sapere il perche', quando si viene presi in giro da chi ci dovrebbe difendere e tutelare, e' normale arrabbiarsi come questa mamma ha fatto.
Una mamma che chiede solo giustizia e che alla fine cerca solo una cosa...
Il perche' suo figlio sia stato massacrato in questo modo indegno.

http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/

Al Carrefour di Assago un bimbo autistico maltrattato ed offeso

Questa purtroppo e' una storia vera, accaduta qualche giorno fa al Carrefour di Assago.
Ho avuto modo di parlare ieri con Barbara, la mamma del piccolo Alex.
Questo e' il link al blog di Barbara :
http://blackcat.bloggy.biz/archive/3280.html

Questa e' la lettera che Barbara ha inviato alla direzione del Carrefour

Alla CA. Gentile Direzione Carrefour di
Assago
Mi chiamo Barbara e sono la mamma orgogliosa di un bambino
autistico di quattro anni.
Nel Vostro sito, leggo della Vostra missione e soprattutto del Vostro impegno nel sociale.
“La nostra capacità di integrarci con il territorio in cui siamo presenti, di comunicare con le istituzioni locali e di sostenere progetti sociali e associazioni umanitarie si riscontra attraverso azioni concrete:
• Finanziamento della ricerca contro alcune malattie del XXI
secolo
• Sostegno alla giornata nazionale indetta dal Banco Alimentare per la raccolta di generi alimentari
• Sostegno di iniziative umanitarie di vario tipo”
Lasciatemi dire che oggi nel punto vendita di Assago avete sfiorato la discriminazione punibile per legge.
Era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a
grandezza reale del film Cars.
Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars, comprata DA VOI, oggi l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago.
Vista la posizione di Saetta, ci siamo avvicinati per fare una foto.
Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina.
Avevate previsto un fotografo, sui sessant’anni, sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto.
Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita nel Vostro reparto bricolage. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto.
Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.
Attendo il turno di mio figlio, con estrema pazienza, e senza disturbare nessuno.
Ci saranno stati una ventina di bambini, non di più. Non cento, una ventina.
Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta il tempo di ben DUE SECONDI girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo.
Mi abbasso, senza dar fastidio alcuno, scivolo sotto la corda e da davanti, chiedo a mio figlio di girarsi.
Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te” Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”.
Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia lo stesso la foto…”
“Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!”
Un bambino a lato urla “Oh, mi sa che quello è scemo” e il vostro Omino del Computer, ridendo “Eh, si! Vattene biondino, non puoi star qui a vita!”
Mio figlio, che non è SCEMO, non parla ma capisce tutto, sentendosi urlare dal fotografo, da quello che digitalizzava le immagini e dalla claque che questi due individui hanno sollevato ed aizzato, si mette a piangere, deriso ancora dal fotografo che lo fa scendere dal piedistallo di fortuna che avete improvvisato davanti alla macchina, facendolo pure inciampare.
A nulla valgono le imbarazzate scuse della guardia giurata,che poco prima aveva
tranquillamente familiarizzato con mio figlio.
L’umiliazione che è stata data dai Vostri incaricati, che avrebbero dovuto lavorare con i bambini, a un piccolo di quattro anni che ha la sfortuna di avere una sindrome che poco gli fa avere contatto visivo con il resto del mondo e non lo fa parlare, è stata una cosa lacerante.
In lacrime, con il torace scosso dai singhiozzi, umiliato, deriso, leso nella propria dignità di bambino non neurotipico.
Una signorina, con la Vostra tshirt, mi si è avvicinata per chiedermi cosa fosse successo.
Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.
Son stata talmente male da non riuscire a reagire, ho dovuto uscire all’aria aperta,
con il bambino piangente, per prendere fiato dopo tanta umiliazione.
Ho pianto. Dal dolore.

Questo è l’articolo 2 comma 4 della legge 67 del 1 Marzo
2006, a tutela dei soggetti portatori di handicap:
-Sono, altresì,considerati come discriminazioni le molestie ovvero quei comportamenti
indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano
la dignità e la libertà di una persona con disabilità, ovvero creano un clima di
intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti.
Vorrei sapere come intendete agire, se con una scrollata di spalle come i Vostri dipendenti, di fronte a un trauma che avete fatto subire ad un bambino che già dalla vita è messo ogni giorno a dura prova.
Manderò questa mail in copia alla segreteria dell’onorevole Carfagna, e alla redazione di Striscia la Notizia, oltre a pubblicarla sul mio sito personale.
Tacere non ha senso, e ancora minor senso hanno le umiliazione che io e mio figlio abbiamo subito oggi